Torbellamonaca la terra promessa....

Cielo e Terra acclamano "Gloria in Excelsis Deo" perché Gesù Cristo è veramente risorto... BUONA PASQUA A TUTTI !!!!

 

 

 

 

 

 

 

 
 
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SANTA RITA    Preghiera a Santa Rita

 Rita da Cascia

A Cascia, in Umbria, vi è ancora il monastero dove sono conservate molte testimonianze dell'agostiniana che è una delle sante più venerate nel nostro Paese per gli strepitosi miracoli che ha compiuto Rita era appena nata da qualche giorno quando i genitori, contadini abbastanza agiati di Roccaporena, un paesino umbro a pochi chilometri da. Cascia, decisero di portarla con loro nei campi e la sistemarono in una cesta sulle rive ombrose del fiume Corno. Mentre stavano lavorando, un mietitore che si era ferito a un polso ed era corso all'acqua per lavarsi, li chiamò meravigliato. Passando accanto alla rustica culla aveva visto uno sciame di api bianche avvolgere la bimba e addirittura entrare e uscire dalla bocca. Mentre alzava il braccio per scacciarle, la ferita si era improvvisamente chiusa. Questo fu il primo miracolo di Rita da Cascia, secondo la tradizione; ma anche un'allegoria della sua vocazione perché le api simboleggiano il Verbo. È difficile sceverare nella leggenda su santa Rita da Cascia, che si è formata nei secoli per successive stratificazioni, il vero dal favoloso. D'altronde pochi sono i dati storicamente certi. Era nata intorno al 1378-1379 e pare che già da piccola si sentisse attratta dalla vita religiosa tant'è vero che appena era libera dal lavoro nei campi o dalle faccende domestiche si ritirava nell'oratorio che si era sistemato in una stanza. Ma un giorno i genitori decisero di sposarla con un giovane del luogo, un ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone con cinquanta soldati. Rita, che aveva tredici anni, non si oppose alla loro volontà. Quell'uomo pare fosse ruvido e anche aggressivo, ma lei riuscì a poco a poco ad addolcirlo grazie anche ai due gemelli che erano arrivati subito. La vita di Rita pareva ormai orientata quando il marito venne ucciso in un agguato. La famiglia del giovane meditava vendette e i ragazzi crescevano in un ambiente che li avrebbe prima o poi costretti a impugnare le armi in una faida sanguinosa. Narra la leggenda che Rita per sottrarli a quel destino abbia pregato il Cristo: "Gesù dolce, Gesù amore, non permettere che l'anima dei miei figli si perda. Levali dal mondo piuttosto. Io te li dono. Fa' di loro secondo la tua volontà". E i due gemelli morirono. Ma un'altra leggenda narra che Rita li affidò a parenti materni che abitavano lontano dal territorio di Cascia. Anche questa versione suscita perplessità se si pensa che una madre non abbandona per sempre i propri figli ancora adolescenti per entrare in un monastero. Forse essi morirono giovanissimi per qualche malattia, e fu soltanto dopo la loro scomparsa che la madre decise di seguire quella che era stata la sua prima vocazione. Ma le Suore Agostiniane di Cascia, alle quali si era rivolta, la rifiutarono perché temevano di essere coinvolte in una faida tra famiglie del luogo. Soltanto quando i suoi cognati perdonarono gli assassini del fratello, riconciliandosi pubblicamente con loro, venne accettata nel monastero. La leggenda invece narra che un giorno del 1407 i suoi santi protettori Giovanni Battista, Agostino e Nicola da Tolentino le apparvero sullo Scoglio, la rupe che sovrasta Roccaporena dove Rita stava pregando, e la condussero miracolosamente fin dentro il monastero. Quando le monache la videro distesa in orazione dentro la loro casa, dove era impossibile entrare perché la porta era chiusa da un robusto catenaccio, trasecolarono. Poi, conquistati dal mite sorriso di Rita, decisero di tenerla con loro. La notte seguente ai voti Rita ebbe una visone: vide una scala conficcata nella terra, la cui cima si perdeva nel sole; la coronavano gli angeli e sull'ultimo gradino stava lo Sposo che le disse: "Vienimi incontro!". Ma lei, nonostante il desiderio immenso, era paralizzata. Lo Sposo soggiunse: "Ti accoglierò fra le mie braccia soltanto alla fine". Nel monastero visse per quarant'anni alternando la preghiera e la contemplazione a visite a malati e lebbrosi, e cercando spesso di pacificare le fazioni che si combattevano nella cittadina umbra. Ma il cuore della sua giornata erano la preghiera e la meditazione della Passione. Finché un giorno, mentre era in contemplazione estatica davanti al crocifisso, sentì una spina della corona del Cristo conficcarsi nella fronte e produrle una profonda piaga che poi divenne purulenta e fetida, costringendola a una perenne segregazione: era il 1432. Soltanto in occasione di un pellegrinaggio a Roma per perorare la canonizzazione di san Nicola da Tolentino ottenne che la ferita si rimarginasse temporaneamente. Ormai l'immedesimazione nella Croce era totale, e in croce visse gli ultimi quindici anni, logorata dalle fatiche, dalle sofferenze ma anche dai digiuni e dalla pratica dei flagelli: se ne era costruiti di ogni specie, con funicelle riunite a mazzi, strisce di cuoio, ferri uncinati, legni scheggiati e catene. Quando morì, il 22 maggio 1447, le campane di tutto il paese mosse da mani non umane cominciarono a suonare a festa per la sua "nascita" nei cieli. Si narra che il giorno dei funerali, quando ormai si era diffusa la voce dei miracoli intorno al suo corpo, comparvero api nere che si annidarono nelle mura del monastero dove si trovano ancora oggi: api che non hanno alveare, non fanno miele e da cinque secoli si riproducono fra quelle pietre. Il suo corpo fu poi svuotato, riempito di stoppa intrisa di profumo di rose e adagiato in una cassa di cipresso. Uscito indenne da un incendio della cassa, venne infine sistemato in un sarcofago ligneo, la celebre "Cassa solenne" lavorata da un artigiano del luogo, Cesco Barbieri. Sul sarcofago, che oggi è custodito nella cappella della santa all'interno della nuova basilica, costruita nel 1937-1947 nel luogo dell'antica chiesa, Antonio di Norcia dipinse sul coperchio Rita giacente in abito agostiniano con la testa poggiata su un cuscino fiorato accanto al quale è un'anonima iscrizione metrica di grande interesse per la vita della santa: O beata con fermeca et con virtude quando alluminasti in nella croce dove pene da te aviste acute lassando la mundana et triste foce per sanar toi inferme et scure piaghe in quella paxion tanto feroce che meritu sci grande adtribuisti che a te sopra ogne domna fu donata che una dele spine de Christo recepesti non per mezzo mundano non per mercede chella credexe aver altro tresoru se non colui che tucta allui se diete et non te parve ancor esser munda che XV anni la spina patisti per andare alla vita più jocunda. Sul prospetto della cassa la santa è raffigurata con la spina in mano accanto al Cristo morto e a Maria Maddalena. Pur ringiovanendola, il pittore deve averne rispettati i tratti reali perché assomiglia alla Rita giovane, un dipinto in cattivo stato di conservazione che si trova nella chiesa di San Francesco. In entrambe le opere Rita appare con il foro purulento sulla fronte che nella sua iconografia è uno degli attributi insieme con la palma della gloria, il libro delle devozioni, il rosario e la sferza con cui era solita flagellarsi. A Cascia vi è ancora il monastero dove sono conservate molte testimonianze di avvenimenti leggendari, come il coro interno dove il Battista, Agostino e Nicola da Tolentino introdussero miracolosamente Rita imponendola alle Suore Agostiniane; e nel vecchio chiostro la vite che germogliò da un'asse, buona soltanto per il fuoco, grazie alle cure della santa che l'innaffiava amorosamente ogni giorno. Una guida informa che un cesto delle sue uve viene inviato al papa ogni anno. Le monache confezionano, sfarinando gli scarti della potatura, polverine che veri-, dono ai visitatori insieme con piccoli pani bianchi, tondi, un poco duretti, di cui magnificano le virtù terapeutiche. Prima di uscire dal monastero si può vedere il famoso roseto trapiantato, secondo la tradizione, dall'orticello di famiglia che si trovava a Roccaporena. Si narra che un giorno Rita, mentre stava inferma nella sua cella, chiese a una visitatrice di andare a Roccaporena a cogliere nell'orto della sua vecchia casa una rosa. Era inverno: la donna risalì tra cumuli di neve fino alla casa dove vide un cespuglio con due rose fiorite. Per questo motivo nel giorno della sua festa si benedicono e offrono questi fiori.            

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PREGHIERA A S. RITA

 

Sotto il peso del dolore, a te, cara S.Rita, io ricorro fiducioso di essere esaudito. Libera, ti prego, il mio povero cuore dalle angustie che l'opprimono e ridona la calma al mio spirito, ricolmo di affanni. Tu che fosti prescelta da Dio per avvocata dei casi più disperati, impetrami la grazia che ardentemente ti chiedo di guarire i miei mali.

Se sono di ostacolo, al compimento dei miei desideri, le mie colpe, ottienimi da Dio la grazia del ravvedimento e del perdono mediante una sincera confessione. Non permettere che più a lungo io sparga lacrime di amarezza. O santa della spina e della rosa, premia la mia grande speranza in te, e dovunque farò conoscere le grandi tue misericordie verso gli animi afflitti. O Sposa di Gesù Crocifisso,aiutami a ben vivere e a ben morire. Santa Rita da Cascia, modello delle spose, delle madri di famiglia e delle religiose, io ricorro alla tua intercessione nei momenti più difficili della mia vita. Tu sai come spesso la tristezza mi opprime, perché non so trovare la via di uscita in tante situazioni dolorose. Ottienimi dal Signore le grazie di cui ho bisogno, e specialmente la serena fiducia in Dio la calma interiore. Fa che io possa imitare la tua dolce mansuetudine, la tua fortezza delle prove e la tua eroica carità. Fa che le mie sofferenze possano giovare a tutti i miei cari e che tutti possiamo essere salvi per l'eternità. Amen

 

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